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FAP

Il progetto parte dalle funzioni dell’edificio: corpo di produzione, corpo uffici e corpo tecnico. Ciascuno ha un’identità distinta che trova la propria pecularità nella materia, in quanto le forme sono minimale, semplici parallelepipedi, forme dettate dalla funzionalità e da un’estetica essenziale e senza tempo. L’opera, come una natura morta di Morandi, si definisce sulla composizione e sui rapporti di luce e ombre dei tre volumi collocati nel contesto paesaggistico.

Le forature sono estremamente controllate e realizzate con una operazione di scavo sulle forme stesse, quasi si trattasse di elementi monolitici scolpiti.

Le tre parti che compongono la struttura sono costituite da materiali diversi che dialogano tra. Lo stabilimento produttivo è costituito da elementi in calcestruzzo velati dal basalto frantumato che colorando di nero l’edificio di fatto lo annulla. Gli uffici sono racchiusi da un involucro di legno di larice, mentre all’interno domina il calcestruzzo a vista che ritorna anche nell’edificio pensato come blocco tecnico.

I volumi al margine della strada e dalla ferrovia emergono nitidi a sud collocandosi nel contesto di un paesaggio agricolo che esalta la composizione concettuale dell’edificio. L’essenzialità geometrica si colloca nel pianoro come una realtà estranea, ma al contempo integrata, quasi complementare alla linea dell’orizzonte.

La committenza produce terricci per tutti i settori agricoli e florovivaisti, per questo motivo il giardino dell’azienda assume un ruolo estremamente importante, quasi strutturale rispetto all’edificio stesso; l’esterno è stato pensato come una sorta di abaco dei luoghi naturali in cui la mano dell’uomo opera nel verde: si suddivide in tre momenti: una zona piantumata a boschetto che rappresenta i luoghi più spontanei; una zona coltivata come giardino fiorito che esemplifica l’intervento umano sulla natura, e una zona seminata con le graminacee che rappresenta i luoghi del lavoro agricolo.

Tutto il progetto è dunque pensato perchè la forma e la materia si integrino nel paesaggio, in un’architettura silenziosa, quasi anonima nella sua forma, ma che trova una perfetta soluzione nel paesaggio agricolo.

 La tecnica costruttiva

Il corpo in calcestruzzo a vista è formato da un muro alto 11 metri realizzato con un unico getto. Il cassero è un unico elemento in altezza, foderato con una “pelle” di tavole in abete piallato, in modo da conferire alla superficie una texture che si rapporta naturalmente con il volume a fianco rivestito all’esterno di legno. Il montaggio dei solati è stato messo in opera a muro completato, utilizzando un sistema Halfen, che consente di avvitare i ferri dell’armatura del solaio nel muro già realizzato. Tutto ciò ha reso possibile la definizione di una facciata perfettamente omogenea senza le interruzioni dei solai.

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  • Luogo

    Carmignano di Brenta

  • Anno

    2019

  • Design Team

    Roberto Nicoletti, Fabio Beretta, Lisa De Chirico, Giulia D'Arsiè, Fabio Martignago, Giovanni Lazzaro, Mirco Savio, Piazzo Mario

  • Stato

    Completato

  • Fotografie

    Marco Zanta

  • Pubblicazioni

    The Plan 1

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